Via (ex Vicolo) dei Leutari, (R. VI – Parione) (da Corso Vittorio Emanuele II a via del Governo Vecchio)
La via era chiamata, in antico, “vicus cithariatorum” e “vicus opificium testudinum” dai fabbricanti di cetre e liuti che vi risiedevano [1].
La strada, in antico tempo, arrivava fino alla porta secondaria di S. Lorenzo in Damaso e dalla parte opposta vi abitò Sisto V (Felice Peretti - 1585-1590) fino alla sua elezione (1585). L’arma (tre monti al centro dell’inferriata del portone in via del Governo Vecchio al n. 84) [2] è rimasta tutt’ora sul portone.
Nella strada vi abitò Rossini (al n. 32-37) nel 1816 quando dette, all’Argentina, il suo Barbiere di Siviglia, il 21 febbraio, che i romani subissarono. E fu appunto in questa via che, “essendosi ritirato la sera seguente in casa per non.....sentire, da una folla acclamante fu chiamato al balcone e poi fra applausi ed evviva, al lume delle torce, trascinato all’Argentina". Pure in questa strada fu rinvenuta la statua di Pompeo [3] sotto la quale si vuole sia stato pugnalato C. Giulio Cesare agli idi di marzo del 44 a.C. [4]
In questa via va poi ricordata l’attività libraria di Lorenzo (1666-1727) e Tommaso Pagliarini (1684-1741), famiglia di origine aretina, pervenuta a Roma nella seconda metà del XVII secolo.. Già dal 1694 Lorenzo aveva iniziato un’attività libraria in via (oggi) di Sant’Ignazio, nella bottega di Giovan Battista Damiani posta in un locale appartenente ai frati Domenicani, da dove passò a piazza della Minerva, poi, tra il 1698 e il 1703 in via del Piè di Marmo, nel 1704 in piazza Navona, e, quindi, nel 1708, in piazza Pasquino che era il centro dell’attività libraria romana dell’epoca. La sua abitazione, sopra la sua bottega, aveva ingresso al n. 29 di via dei Leutari
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[1] ) I Leutari facevano parte della Confrayernita dei Falegnami insieme ai Bottari, agli Ebanisti, agli Intagliatori, ai Sediari ed ai Tornitori.
[2] ) È all’imbocco di via Parione (Governo vecchio) disegnata dal Fontana, (1575). La casa servì al cardinale, alla sorella ed alla nipote Vittoria Accoramboni, col primo marito Francesco. Alla sua elezione Sisto V (Felice Peretti - 1585-1590), condonò il fitto agli artigiani che occupavano le botteghe. Nella strada, nel palazzo, al n. 48, affittato dallo zio cardinale Bernardo Dovizi (1470-1520) da Bibbiena, morì Maria, la fidanzata di Raffaello, e vi ebbero poi sede gli “Accademici Latini”.
[3] ) La statua di Pompeo fu rilevata da Giulio III, per 500 scudi, e fu da lui data al cardinale Capodiferro e si trova ora nel palazzo omonimo.
[4] ) Il primo senatore a pugnalarlo fu P. Servilius Casca Longus.
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